Stefano De Capitani, presidente di Amag, interviene sui dati del rapporto Censis 2014Il rapporto CENSIS 2014 su base dati Istat, evidenzia che l’Italia è terza nella classifica mondiale di consumo di acqua in bottiglia, dopo Arabia Saudita e Messico, e prima in Europa, con 192 litri di acqua minerale pro/capite l’anno per il 61,8% delle famiglie. La COLDIRETTI segnala che la spesa per l’acqua minerale in bottiglia in Italia equivale alla spesa per il vino: 11,96 euro mensili contro 12,01 euro mensili e rappresenta il 55% della spesa in bevande delle famiglie.
Tutto questo è ingiustificato – sottolinea Stefano De Capitani, Presidente di AMAG che gestisce l’acquedotto ad Alessandria ed in altri 57 Comuni – in un momento in cui le famiglie cercano di eliminare costi superflui e specialmente ad Alessandria e nei Comuni serviti da AMAG dove il PH medio dell’acqua al rubinetto è a livelli da acqua minerale: rispettivamente di 7,45 e 7,58. Quanto alla durezza, considerando che le minerali imbottigliate non hanno limiti ma hanno parametri fra 15 e 50, l’acqua dell’Alessandrino, con la sua media durezza di 28/29, si conferma perfettamente in linea con le acque minerali in bottiglia e costa meno, 85 centesimi al giorno per famiglia, una tariffa tra le più basse d’Europa.
Sebbene l’acqua pubblica sia più buona e conveniente oltre che sana – prosegue De Capitani – molti cittadini preferiscono acquistare acqua in bottiglia. Certo, anche sana, perché l’acqua potabile comunale è sottoposta a norme più rigide e a controlli più restrittivi dell’acqua minerale imbottigliata: per esempio, non può contenere più di 10 microgrammi per litro di arsenico mentre le acque minerali che ne contengono 40/50 microgrammi non hanno nemmeno l’obbligo di indicarlo in etichetta.
Una nota positiva viene dalla nostra Regione – conclude Mauro Bressan, Amministratore Delegato – l’85% dei Piemontesi, dei Valdostani e dei Liguri beve l’acqua del rubinetto e bere acqua a km zero è un comportamento virtuoso anche dal punto di vista della tutela ambientale, della salute e del risparmio: basta pensare agli spostamenti di mezzi per il trasporto, generalmente su gomma e alla produzione di rifiuti. Fra l’altro, solo un terzo delle bottiglie di plastica viene correttamente riciclato mentre gli altri due terzi finiscono nelle discariche, sono incenerite o, ancora peggio, disperse nell’ambiente.
Bere l’acqua del rubinetto equivarrebbe dunque a valorizzare una risorsa a cui i cittadini hanno attribuito grande importanza con il referendum del 2011 e conseguentemente indirizzare e determinare ulteriori politiche di tutela e miglioramento qualitativo. Sembra invece che, dopo averne difeso la titolarità pubblica e collettiva, i cittadini non siano interessati a utilizzare la loro acqua.
Allegato – Comunicato Stampa